Oggi, cari amici, vi propongo l’intervista fatta a Gianni Bruno, validissimo cronista della testata giornalistica sportiva di Telemolise.
Il giornalista, ha cortesemente risposto alle mie domande, che riporto di seguito.
“Una passione che affonda le radici nelle radiocronache della celeberrima trasmissione “Tutto il calcio minuto per minuto”.
Ascoltavo le radiocronache e, provando a chiudere gli occhi, immaginavo quanto stesse accadendo in campo. Era un calcio molto diverso.
Si attendeva con ansia il momento della messa in onda dei gol. Una realtà molto diversa rispetto a quella attuale in cui sappiamo tutto velocemente ed in tempo reale anche visivamente grazie alle piattaforme digitali.
Nel corso degli anni ho avuto anche la possibilità di conoscere i miei “idoli” della radio, come Riccardo Cucchi, solitamente designato per il campo principale e Tonino Raffa, calabrese doc.”
“L’ambito sportivo è quello che mi ha sempre appassionato maggiormente.
Poi, quando nell’estate 2003 ricevetti la telefonata del direttore Antonio Di Lallo che ringrazierò sempre, ho coniugato la passione con il mestiere.
Dai ringraziamenti sentiti e dovuti non posso risparmiare anche la proprietà Pallante di Telemolise. Prima il compianto Lelio, poi il figlio Quintino che, dopo la scomparsa di Lelio avvenuta nel gennaio del 2008, sta portando avanti un’emittente nel segno della tecnologia e dell’avanguardia assolute“.
• Secondo lei, cosa serve per essere un buon cronista?
“E’ difficile essere un buon cronista.
Direi che bisogna avere quattro occhi, grandissimo intuito, ma soprattutto buon senso.
Credo che sia necessario capire i fatti, elaborarli, ricostruirli, poi cercare il lessico più adatto(ovviamente mi riferisco al cronista televisivo) per rendere un’idea all’ascoltatore.
Poi, provare ad arricchire il racconto anche di figure retoriche, come ad esempio l’ironia, che impreziosiscono la narrazione lasciando capire all’ascoltatore dei particolari importanti”.
• Come giudica il livello giornalistico attuale nella nostra regione?
“Credo che in Molise siano in tanti a cimentarsi nel mestiere di giornalista.
Ovviamente lo reputo un lavoro per pochi eletti.
Vedo tante iniziative editoriali che sono da elogiare.
Spero che il livello del giornalismo molisano possa crescere ed espandersi, ma credo che, a volte, dobbiamo vincere dei retaggi legati ad un eccesso di provincialismo.
Lo dico senza retorica. Pensiamo a pubblicizzare le nostre bellezze e le nostre qualità che sono tante. Proviamo a guardare fuori per imparare qualcosa di buono ed utilizzarlo nella nostra amata regione”.
“Certo. Consiglierei il mestiere del giornalista alle nuove generazioni a patto che dietro ci sia sempre una grande voglia di cultura e di sapere.
E’ un lavoro che non è settoriale. Bisogna provare a sapere un pò di tutto e, se possibile, anche bene.
Spesso mi sono trovato a fare interviste che esulavano dall’ambito sportivo.
Eppure ho cercato di cavarmela nei limiti del possibile senza lamentarmi.
Lo consiglio alle nuove generazioni anche perchè è un mestiere che racchiude una bellezza intrinseca: anche il giorno prima di andare in pensione c’è sempre qualcosa di nuovo da apprendere.
Un saluto a tutti i gambatesani“!!!