MICAELA FANELLI A GAMBATESA: QUI SONO DI CASA!
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Messaggio agli elettori di Pasquale Abiuso.
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Gambatesa: la forza della musica a servizio dell’accoglienza.

«Ai tanti profughi e ai rifugiati, che provengono da vari Paesi africani e sono stati costretti a lasciare gli affetti più cari arrivi la solidarietà di tutti; gli uomini di buona volontà siano illuminati ad aprire il cuore all’accoglienza, affinché in modo solidale e concertato si possa venire incontro alle necessità impellenti di tanti fratelli; a quanti si prodigano in generosi sforzi e offrono esemplari testimonianze in questa direzione giunga il nostro conforto e apprezzamento»

Questo il messaggio che si è levato alto dal loggione centrale di Piazza San Pietro  a margine della consueta benedizione urbi et orbi fatta da Papa Benedetto XVI nella messa di Pasqua.

A poche ore dal sentito appello del pontefice, con un’iniziativa del resto già programmata, una delegazione dell’Associazione “I maitunat’ di Gambatesa” munita dei classici strumenti musicali e dei dolci tipici Pasquali si è recata in visita alla struttura “Ragazzi in Gamba” sita nel centro storico del paese, che da qualche giorno ospita dodici ragazzi minorenni immigrati di nazionalità egiziana e tunisina.

Se è vero che accoglienza e solidarietà devono essere espresse secondo le proprie capacità e le proprie attitudini, a Gambatesa, l’augurio di Buona Pasqua non poteva che arrivare “in musica”, con le melodie tradizionali del capodanno e del folclore locale al ritmo degli strumenti artigianali dell’antica tradizione delle maitunate.

La musica ancora una volta si è dimostrata  fonte di vita, di aggregazione e solidarietà; e così dopo un’impervia traversata su imbarcazioni di fortuna a tu per tu con la minaccia della morte, i racconti agghiaccianti di un esodo pieno di paura e speranza, le facce impaurite e un pò spaesate dei nostri ospiti, non ancora maggiorenni, sono apparse di colpo distese, quasi a tradire spensieratezza con un sorriso che rimandava ad un sollievo, vero, forse effimero, ma sicuramente spontaneo.

Dopo un pò di timidezza iniziale, per la verità da ambo le parti, le note hanno raggiunto il cuore, ed è bastato poco che i ritmi arabi prendessero il sopravvento sul “folk nostrano” in una fusione di suoni e danze capace di divertire tutti i presenti e di creare un legame forte anche se momentaneo.

E così Mohammed si ricorderà di un grosso cilindro di legno con una “pellaccia” puzzolente che tramite lo sfregamento di una “cannuccia” emetteva un suono forte, potente ma soprattutto nuovo al suo udito; Jamal, invece, ricorderà un “pezzo di ferro attorcigliato”, capace di emettere un suono davvero romantico, nel quale provava a soffiare insistentemente nel vano tentativo di  tirar fuori qualche nota;  forse ad Alì tornerà in mente un composito marchingegno in legno pieno di pezzettini d’acciaio che, nonostante la taglia minuta, “si faceva sentire eccome”, dandogli la soddisfazione di scandire il tempo con i suoi battenti in modo che tutti lo udissero.

Tutti i ragazzi si ricorderanno di strette di mano e abbracci sinceri, ma soprattutto di un simpatico paesino di 1500 anime che li ha accolti con semplicità e spontaneità e che forse gli permetterà di scrollarsi di dosso e dimenticare il numero di riconoscimento assegnatogli a Lampedusa, consapevoli che loro  non sono per noi solo dei numeri, ma sono uomini e come tali, “FRATELLI”.

Si ringrazia altresì tutto il personale di “Ragazzi in Gamba” per la disponibilità, la professionalità e la dedizione dimostrata nei confronti degli ospiti della struttura.

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