Una Pd senza ideali ha scelto di giocare fuori casa ed ha perso la partita. Poi ha imputato a Beppe Grillo la colpa della sua sconfitta.
Premetto che non ho mai sposato i partiti e che non mi sono mai infatuato per questa o quella fazione. In più ho sempre votato per quello che di volta in volta ho considerato disinteressatamente la scelta migliore o, più spesso, il male minore. Infatti, nel mio piccolo cerco di comportarmi da libero pensatore, tendendo più a fare analisi in buona fede che non ad innamorarmi o a disamorarmi di questo o quel personaggio. Quello che dirò non è perciò dettato da alcun pregiudizio nei riguardi delle qualità personali di Iorio e di Di Laura Frattura, ma solo dal desiderio di esaminare in piena coscienza le ultime vicende politiche.
L’ANTEFATTO
Tutto si può dire di IORIO tranne che non sappia condurre i giochi elettorali. In questo è un vero maestro: sa scegliere le liste, le candidature, i messaggi politici, le promesse elettorali, le immagini illusorie ecc. Senonché, una sinistra senza coraggio ed in vena di furbizie, ha ritenuto di poterlo battere, non con uno scontro frontale basato su slanci ideali e generosità di cuore, ma sul terreno del suo avversario, confidando nella forza dell’immagine propagandistica e della propria scaltrezza.
Stando alla sostanza delle cose (e non alle lunghe e defatiganti trattative che senz’altro avranno avuto luogo nella coalizione di sinistra), Immagino che la vicenda sia andata più o meno così. Qualcuno nel PD si è domandato: <<Chi è il candidato che, per la sua figura, a prescindere da qualsiasi altra considerazione, può attirare sulle nostre liste anche il favore degli elettori moderati molisani e portare ulteriori voti personali grazie alla vasta cerchia delle sue relazioni? <<Ma è Paolo Di Laura Frattura>> ha insinuato un angelo custode ex democristiano in vena di arguzie, <<Anzi>> ha aggiunto, <<proprio perché ha avuto nel passato assidui commerci e rapporti di interesse con Iorio e l’area di centro destra, egli ben rappresenta il candidato che potrà incantare l’elettorato dei destroidi, e garantirci così la vittoria>>. Che simili calcoli abbia potuto concepirli qualche esponente dell’ala cattolica del partito, abituato per retaggio democristiano a siffatte alchimie, è anche ammissibile, ma che ad abbracciarli siano stati anche, ed entusiasticamente, alcuni maggiorenti provenienti dall’ala sinistra del PD non può che suscitare scalpore e meraviglia. Qualcuno potrebbe obiettare che la candidatura di Frattura è stata democraticamente scelta dalla base elettorale nelle primarie, ed è vero. Ma ritengo che sia stato un gioco facile quello di convincere la maggioranza dei militanti del PD della giustezza dell’opzione, perché questi ultimi sono stati abituati, per un antico riflesso antiberlusconiano, a considerare l’elettorato del centro destra un popolo di beoti, influenzabile più dall’esteriorità delle apparenze che non dalla realtà degli eventi.
Questo è, in parole povere, l’antefatto. Veniamo al fatto.
IL FATTO
Ma è mai possibile che la classe politica di sinistra non abbia saputo cogliere il segno dei tempi? Possibile che l’esempio delle elezioni comunali di Napoli e di Milano, dove a stravincere le elezioni sono stati due outsider che hanno saputo buttare il cuore oltre l’ostacolo e giocarsi il tutto per tutto in uno scontro fatto di idee e di passione, non le abbia insegnato nulla? Possibile che i dirigenti del PD non siano stati in grado di accorgersi che alla gente non gliene frega più niente degli emblemi e che essa è nella spasmodica attesa di qualcuno che ingaggi una lotta ideale e senza quartiere contro la casta politica e le sue clientele al fine di poter intravvedere finalmente una speranza di giustizia e di rinascita economica e sociale delle comunità locali? Possibile che la sinistra nel suo complesso non sia stata capace di intercettare le istanze della gioventù molisana (quella che ne è ancora rimasta) e non le abbia lasciata altro scampo che quello di rifugiarsi tra le braccia del demagogo Beppe Grillo. Infatti, sono bastati a quest’ultimo solo due o tre comizi, fatti di sputtanamenti indifferenziati dei partiti tradizionali e dei loro capi, per conquistarsi il favore dei giovani. E quale altra scelta avevano a disposizione, poveri loro? Quella di Iorio? O quella di Frattura, brutta copia di Iorio? E’ inutile dare la colpa a Beppe Grillo della sconfitta patita dalla sinistra molisana. Le liste di Beppe Grillo erano presenti anche a Napoli ed a Milano, ma questo non è bastato a dare la vittoria al centro destra.
In conclusione, ed a mio modesto parere, la sinistra ha perso le elezioni perché, con i suoi giochetti, non ha saputo dare all’elettorato molisano alcuna speranza di cambiamento.
I RISULTATI
Ma, si potrebbe obiettare, la bontà della scelta di Frattura è dimostrata dal fatto che ha ottenuto una gran massa di voti incrociati. Ma chi può provare che tali voti siano dovuti alla sua figura e non al fatto che una parte dell’elettorato di centro destra abbia voluto mostrare tutto il suo risentimento nei confronti del solo Iorio, a prescindere da chi fosse o non fosse il candidato di sinistra? D’altronde, anche Di Stasi, pur essendo espressione dell’ex partito comunista, raccolse a suo tempo una gran quantità di voti incrociati proprio contro il candidato Iorio e vinse le elezioni. Chi può affermare con certezza che un eventuale candidatura di rottura e di scontro ideale (un Petraroia, un Romano o altri), certo più limpida ed appropriata di quella di Frattura, non avrebbe convogliato su di sé una più gran massa di voti incrociati e non incrociati? Sta di fatto che la messa in campo di Frattura, proprio a causa della sua storia politica, ha fatto storcere il naso non solo a moltissimi elettori di sinistra ma anche, se non specialmente, a quelli di centro destra di cui si voleva conquistare il favore. Lo dimostrano sia il 5,8% di astensioni in più rispetto alle scorse elezioni sia il 5,60% dato al candidato di Beppe Grillo. Qualcuno ha fatto notare, inoltre, che se si facesse la somma del numero totale delle astensioni con quello delle schede bianche e nulle, il fronte astensionista potrebbe assestarsi addirittura attorno alla fatidica soglia del 50 per cento.
I responsabili della débâcle sinistrorsa ora si consolano affermando che hanno perso con uno scarto di pochissimi voti. Forse sarebbe stato meglio per loro se avessero tentato di vincere le elezioni impegnandosi coraggiosamente in una lotta in campo aperto per dare un’anima allo scontento dei molisani. Invece hanno fatto solo dei calcoli elettoralistici per cercare di afferrare in qualche modo il potere: questa è la sola brutta impressione che hanno saputo dare di sé…. Ma, questa sinistra, ce l’ha ancora un’anima?
Donato Iadarola
2 Comments
analisi giustissima …. però dovevi postarla su altri siti o blog o gruppi facebook
eCCO UN ESEMPIO LAMPANTE: ho sempre votato a sinistra ed ora Beppe Grillo. Proprio per la storia politica del Frattura.
Peccato, un’occasione persa per il Molise di cambiare presidente.