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Tracce di Tarantismo a Gambatesa nel medioevo.

Foto affresco della ragnatela di Donato Decumbertino

Vi presento l’articolo dell’ Avvocato Bruno Zappone, d’origine molisana di Montorio nei Frentani, ma da anni trapiantato a Lecce dove svolge l’attività forense, che ha fatto un’analisi del “Tarantismo”, dove ha ricompreso anche Gambatesa e l’affresco del pittore Donato De Cumbertino del 1550; in quanto Decumbertino probabilmente proveniva dal salento, terra d’origine della taranta.

Il Tarantismo o Tarantolismo ( Puglia e Molise).
Tra mito, riti, rimedi e simbolismo.

Un fenomeno presente in diverse regioni dell’Italia meridionale, in particolare in Puglia, caratterizzato da un elemento simbolico: ” il ragno”. Uomini e donne in prevalenza, durante il lavoro nei campi o in altri momenti, se morsi dal ragno (Lycosa o Latrodectus), cadevano in uno stato di prostrazione fisica e psichica. La tradizione popolare, poiché non esistevano cure mediche, riteneva che l’unica cura fossero i suoni e i canti. I musicanti con la loro musica erano i soli in grado a guarire o lenire la “pizzicata”.
Altri rimedi sono scomparsi nel tempo: le funi, l’acqua, i drappi colorati, ecc.). Tra gli strumenti utilizzati, il tamburello. Secondo l’antropologo Ernesto De Martino, il morso spesso è immaginario e il ragno provoca solo effetti a livello cutaneo, se velenoso una sindrome da avvelenamento. Da qui l’impossibilità di somministrare rimedi medici. Il morso immaginario, tuttavia, non significa che le tarantate s’immaginassero il morso. Si riferisce ad un evento particolare che dà impulso al fenomeno scatenando così quel complesso culturale-magico-mitico-religioso definito col termine tarantismo. A Galatina, un paese vicino Lecce, è situata la cappella di San Paolo e divenne il punto di riferimento per le tarantate soprattutto nel giorno della festa ( 29 giugno).In questa data si trovavano dunque le tarantate provenienti da ogni dove presso la cappella. Le tarantate entrate nel feudo di Galatina provavano una sorta di sussulto e sentivano l’esigenza di orinare prima di entrare nella cittadina. Il sussulto secondo alcuni, perché sotto l’intercessione di San Paolo, mai nessuno era stato morso dalla taranta. Radunate intorno alla cappella di San Paolo le tarantate chiedevano la grazia al Santo trasformando tale intenzione in un rituale di esorcismo dal male del tarantismo. Riproponevano il ballo, si arrampicavano sull’altare e sulla statua e richiedevano i suoni. Particolare importanza rivestiva il pozzo posto dietro la cappella (oggi chiuso), la cui acqua era in grado di eliminare il veleno del ragno e di far guarire la tarantata. Tante le storie intorno al pozzo. Una in particolare quella delle sorelle Farina, maghe del luogo che alleviavano le sofferenze legate al male del tarantismo con sputi ed altri rituali. Pare che prima che morisse l’ultima delle sorelle, non avendo discendenti in grado di portare avanti la nobile arte, face appena in tempo a sputare nel pozzo della cappella che la sua acqua divenne miracolosa per i tarantati. La cura del tarantismo non è mai definitiva. Dopo essere stata morsa e dopo essere stata guarita grazie al ciclo coreutico-musicale-cromatico, la tarantata torna alla vita di tutti i giorni, fino al giorno in cui ha subito il primo morso. In quel giorno subisce il ” ri-morso”. Proprio così, la taranta non morde solo una volta. Continua a ri-mordere ( il ripetersi della malattia del tarantismo). Stagionalità della memoria e pentimento, le chiavi di lettura del Ri-morso. Arakne si pente del suo orgoglio e trasmette il suo pentimento all’uomo così che possa anch’egli ricordare i suoi pentimenti.
Interessante l’articolo pubblicato da Vincenzo Lombardi, responsabile della biblioteca provinciale di Campobasso e valente etnomusicologo “Il putto mancino”. Frammenti di storie musicali (in La Medusa e il ragno. Studi sui Di Capua nel Molise del Cinquecento, a cura di Daniele Ferrara, Editrice Poligrafica Terenzi 2014).
Lombardi analizza alcuni affreschi cinquecenteschi, situati nel castello di Gambatesa (CB) riferibili all’ambito del pittore Donato da “Cumbertino” (Copertino), che presentano dei riferimenti musicali. Fra questi, segnala l’emblema che l’artista usa per firmare l’opera. Il ragno all’interno di una ragnatela, secondo lo studioso, potrebbe essere il collegamento diretto con il fenomeno del tarantismo anche in considerazione della provenienza salentina del pittore.

 

 

 

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