Meraviglioso spettacolo serale al 23^ Festival della Canzone dialettale Molisana
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TE LO DO IO, IL FESTIVAL

Molisani di tutto il mondo, unitevi!

Di Donato Iadarola

LA RINASCITA
Di questa 23^ edizione del festival della canzone dialettale molisana ho già detto e scritto tutto il bene possibile. E con fondata ragione. Lo spettacolo di ieri sera, 13 agosto, infatti, ha confermato ancora una volta le indiscutibili qualità organizzative, musicali e popolari della manifestazione. C’è stato ancora una volta un pubblico festoso, entusiastico ed intimamente partecipe, che ha dispensato calore ed applausi convinti a tutti, perfino al verdetto della giuria, che in genere suscita invece reazioni negative ed aspre polemiche. Un successo enorme, insomma. Anzi, invito gli organizzatori ad approntare immediatamente un dispositivo digitale per inviare le registrazioni delle 18 canzoni partecipanti alle radio locali, anche al fine di stabilire una classifica delle canzoni più richieste dal pubblico.
Ma che faremo in futuro di questo successo e di questo festival?

LA GRANDE AVVENTURA
In parole povere, vogliamo adagiarci sugli allori e trascinarlo stancamente nel percorso progressivamente declinante del passato, e portarlo man mano all’estinzione entro una diecina d’anni, o vogliamo farne una irripetibile occasione per vivere una grande e pionieristica avventura dei tempi moderni? Personalmente sono per l’avventura ed il pionierismo. E questa avventura si chiama INTERNET e si chiama MOLISANI NEL MONDO.
Sono infatti diecine e diecine d’anni che la nostra regione tenta e ritenta, attraverso la costituzione di enti ed associazioni, di allacciare e mantenere i contatti con i nostri corregionali sparsi ai quattro punti cardinali del globo terrestre. Per far questo spende molte risorse, ma ottiene scarsi risultati.
Noi invece abbiamo nelle mani uno strumento formidabile per coinvolgere, con poca spesa, più intimamente e stabilmente i nostri corregionali all’estero, perché esso si fonda sulla musica, sul canto e sulla lingua dei padri, che sono poi le categorie profonde del cuore e del sentimento.
Sono rimasto felicemente colpito dal fatto che anche Guido Messore, presidente della giuria, nel chiudere il festival, ha fermamente dichiarato, in perfetta e per me inaspettata sintonia con quanto vado affermando, che nella composizione delle canzoni per il festival occorre coinvolgere i molisani residenti all’estero, perché sono e i veri depositari del più genuino dialetto nostrano.

CHE FARE
Purtroppo questa idea, che ho lanciato già dai primi accenni della Pro Loco alla riapertura del festival, tarda a fare breccia nella mente dei pur volenterosi soci della stessa, a cui va comunque tutto il nostro plauso e la nostra riconoscenza per la passione e l’abnegazione dedicata al riuscita dello festival medesimo. Infatti, la diffusione della manifestazione via internet, anche se c’è stata, non ha ottenuto l’attenzione ed il risalto che avrebbe meritato. Che fare allora?
Questa è la mia proposta.
Occorrerebbe da subito, sull’onda del successo ottenuto, iniziare a predisporre l’organizzazione di un grande convegno avente per argomento “IL FESTIVAL ED I MOLISANI NEL MONDO”, a cui invitare in video conferenza, anche rappresentanze dei molisani all’estero. Sarebbe a mio parere, un tema così nuovo ed affascinante, e nel contempo pregno di così allettanti prospettive di collaborazioni economiche, turistiche e culturali, tra molisani residenti e non, da suscitare il vivo interesse di politici, artisti ed opinione pubblica in generale.
Personalmente, sono pronto, come sempre, ad offrire tutto il mio contributo per la realizzazione e la riuscita di questo affascinante progetto.
Spero che i lettori e tutte le persone interessate vogliano intervenire per aprire un franco ed aperto dibattito sull’ argomento.

18 Comments

  1. lucadalex ha detto:

    Qualche osservazione su quanto scritto: in primo luogo l’idea del coinvolgimento dei molisani nel mondo è sicuramente meritevole di attenzione e va coltivata, ma quando si parla di molisani nel mondo si dovrebbe far riferimento alle associazioni dei molisani nel mondo, queste devono essere coinvolte in via istituzionale testando il loro interesse per la manifestazione.
    In secondo luogo, per quanto riguarda la diretta della manifestazione, purtroppo le linee internet a disposizione non permettono di mandare in rete una manifestazione chiara e fruibile in tutti i suoi contenuti. A questo punto dovrebbe intervenire qualche televisione locale (mi riferisco in particolare a Telemolise) mandando l’evento in diretta TV (come per carrese ed altre manifestazioni…) e di conseguenza avere una diretta TV (ed anche internet) effettuata in modo professionale e che consenta a tutti di godere dello spettacolo del festival.
    Purtroppo lo scoglio è sempre economico, il festival costa tanto, e non può essere gravato da ulteriori spese. Quindi spetterà alla politica (purtroppo) decidere sul miglioramento del festival (e forse anche della sua sopravvivenza) concedendo finanziamenti adeguati allo scopo. Per ora l ‘unico segnale positivo (e veramente inaspettato) è arrivato dal comune di Gambatesa, nell’attesa di vedere come si muoveranno le altre istituzioni.
    L’invito a tutti i volenterosi (ed anche a te Donato, cosa che tra l’altro hai in parte fatto) é quello di farsi avanti nell’organizzazione dell’evento assumendosi delle responsabilità, attivando i propri canali ai fini di sponsorizzazioni e contribuire al miglioramento di ogni altro aspetto importante della manifestazione.

  2. Diadaro ha detto:

    Grazie Luca. Il tuo prezioso intervento mi dà l’occasione per chiarire meglio il mio pensiero.
    1) Non abbiamo bisogno ne dobbiamo averne, almeno per il momento, di coinvolgere le associazioni dei molisani nel mondo. Dio ce ne scampi e liberi, sarebbe come entrare in una giungla di formalismi e di interessi costituiti, che renderebbero tutto vischioso ed effimero. La mia idea riguarda invece un percorso molto più pratico e semplice, e che è sintetizzato nella seguente email che avevo predisposto ed inviato alla Pro loco nella persona di X (la sintetizzo al massimo): – Caro X…., credo che sia importante inviare subito la seguente lettera agli autori dei 18 brani ammessi al festival: “ Gent.mo Signor …….,nel porgerle le nostre più vive congratulazioni …….,.ci premuriamo di rivolgerle le seguenti raccomandazioni: OMISSIS…….2) poiché lo spettacolo sarà trasmesso via internet in diffusione mondiale, la invitiamo ad avvertire eventuali amici e parenti, suoi e dei musicisti esecutori, residenti ovunque fuori del Molise, di seguire la manifestazione in diretta, collegandosi al sito:……………allo scopo di ecc…. “ PS= X…,se non hai tempo di inviare la lettera mandami gli indirizzi degli interessati, che te la invio io.- Questa lettera purtroppo non è mai stata spedita né mi è stato chiesto di inviarla.
    2) Roma non è stata costruita in un solo giorno. L’ho già detto e ripetuto: questa è un’avventura pionieristica e non la si può affrontare se mancano l’immaginazione e lo slancio del pioniere. Per il momento non dobbiamo andare a cercare l’universo mondo dei molisani all’estero. Questo dovrebbe essere l’obiettivo a lungo termine. Per il momento dobbiamo semplicemente vedere se è possibile promuovere anche un solo caso di collaborazione per la creazione di una canzone dialettale tra un molisano residente ed uno non residente attraverso l’uso di internet. Punto. Man mano l’esperienza ed il passaparola faranno il resto.
    3) Certo che dobbiamo tendere a proporci il massimo della perfezione e della chiara fruibilità nei servizi tecnici di diffusione mondiale del festival. Ma lo dobbiamo fare progressivamente, man mano che la concretezza e la funzionalità delle nostre iniziative conquisteranno i politici, i mezzi di comunicazione di massa e l’opinione pubblica. I giovani che hanno inventato windows, internet, google, facebook, ecc. hanno cominciato lavorando in un garage. Possibile che in questo benedetto paese deve essere sempre un vecchietto come me a spronare i giovani a sognare e ad osare.

  3. jbj ha detto:

    se permettete, da osservatore esterno e disinteressato, tranne per quanto riguarda l’aspetto puramente culturale,condivido pienamente l’intervento di Diadaro e mi auguro che i giovani di gambatesa lo perseguino perchè altrimenti il vostro impegno verrà strumentalizzato equandonon servirà più abbandonato…un pò di esperienza in abbandoni e in rapporti con la politica e la gestione di associazioni con interessi in ballo ce l’ho…bisogna tentare diventare autonomi alla base per poi allargarsi ad altro…ma mi pare siate cresciuti abbastanza ora tocca consolidarsi per poi osare altrove

  4. Guido Messore ha detto:

    Dopo aver letto i vari commenti sul Festival favorevoli o discordanti, vorrei dare anche io un contributo da persona che si è trovata, in qualità di presidente della giuria, nella condizione di esprimere giudizi sulle canzoni in gara e su tutta la complessa organizzazione. Le emozioni che si vivono durante le esibizioni spesso fanno dimenticare la macchina organizzativa che vi è dietro. Ho molto apprezzato la concreta disponibilità di baldi giovani i quali spesso si sono trovati disorientati su alcune problematiche che un festival comporta. E’ stato affidato per caso l’incarico di un “addetto stampa”? Cosa molto importante per questo tipo di manifestazioni. Cosa dire del regolamento? Esso deve essere senz’altro aggiornato almeno con le opportune osservazioni suggerite dalla giuria. Plaudo poi all’idea dell’amico Donato Iadarola di allargare gli orizzonti del festival con l’organizzazione di un convegno sul tema del “Festival e dei Molisani nel mondo”. Non sarà cosa facile, ma mi affascina l’idea di sentire canzoni con il dialetto dei molisani emigrati da oltre cinquanta anni e che parlano il vero genuino dialetto dei nostri padri. Parlo da musicista: non si dimentichi che la musica deve essere sempre al servizio della parola.

  5. Diadaro ha detto:

    Intervengo solo per segnalare che questo mio amico, da presidente della giuria, ha bocciato senza colpo ferire la canzone che io avevo presentato al festival, e anche per dire che non me la sono affatto presa. Anzi,sono onorato di godere dell’amicizia di una persona così retta ed indipendente.

  6. Pietro Scocca ha detto:

    Colgo l’occasione, dopo aver letto le vostre osservazioni, di esprimere anche la mia opinione al riguardo, avendo vissuto il fetival in prima persona. Ritengo molto interessanti le proposte di Donato Iadarola, in special modo quella riguardante il passaggio delle canzoni nelle radio locali. Credo che sarebbe un’enorme soddisfazione non solo per gli autori e gli artisti, ma anche per chi questo festival lo ha organizzato e vi ha investito tempo e dedizione. Inoltre bisogna rammentare che la musica è prima di tutto una manifestazione popolare, una forma di comunicazione tra le persone, ed in quanto tale sarebbe davvero opportuno allargare il raggio di diffusione di queste canzoni al maggior numero di molisani possibile, per rendere più fruibili ed apprezzabili i brani proposti al Festival. Laddove ciò fosse possibile, sarebbe realmente il coronamento di una manifestazione ben riuscita, e si porrebbero le basi per un suo proseguimento e miglioramento nel futuro.

  7. sklero ha detto:

    Amici poiché questa linea è condivisa da tutti posso chiuderla e orientare il discorso più nel merito?
    A mio avviso il Festival deve valorizzare separatamente il connubio musica + testo dialettale ed il testo dialettale sottoforma di Canzone, poesia, comunicazione letteraria.
    Perché partecipando senza distinzioni, professionisti e non, tutti devono partire dallo stesso livello.
    Ad esempio il pezzo vincitore ha vinto per l’espressione musicale e la sua esecuzione. Ma per me il testo era latente: di rime, di figure retoriche, di metrica, di letterarietà.
    Viceversa nel secondo c’era un minimo di testo, ma l’esecuzione, il genere e la musica erano di vecchio stampo e non troveranno seguito.
    Il terzo invece era un buon connubio tra testo e musica. Il festival produce cultura (forse uno dei pochi eventi nel Molise, assieme a qualche concorso di poesia ad esempio)
    e come tale deve slegarsi dai regolamenti e dalle impostazioni di Festival come quello di SanRemo.

  8. lucadalex ha detto:

    Condivido in parte quanto detto da Sklero. Nella canzone vincitrice però, nonostante non fosse molto poetica, a livello testuale ho notato che c’erano belle immagini, poi la musica ha fatto il resto…. L’unica cosa che si potrebbe fare a mio avviso è valorizzare di più il premio letterario (quello del miglior testo poetico) assegnando qualcosa in più di un riconoscimento, prevedendo quindi un premio più sostanzioso….

  9. Pietro Abiuso ha detto:

    Allora, scusatemi per il ritardo, ma non potevo fare a meno di ficcare il mio naso quando is toccano tasti che riguardano il mio paese specialmente dal punto folcloristico e tradizionale. Mi associo a Donato Iadarola,Didario, che non lascia niente di intentato pur di verdere le nostre tradizioni continuare ed andare avanti sempre con migliori innovazioni. Ora pero’ e’ Ora di mettere in opera i suoi suggerimenti.Ricordiamoci che gallina vecchia fa buon brodo.

  10. robin h ha detto:

    Diciamolo: E’ stato un gran bel festival! (E chi se lo aspettava dopo aver vissuto in prima persona le ultime disastrose edizioni ) quindi dobbiamo dare pieni meriti a coloro che l’hanno voluto fortemente (Pasquale Abiuso) a coloro che l’hanno organizzato (I ragazzi della Pro Loco) a chi l’ha promosso (Vincenzo D’Alessandro, Riccardo D’Antonio, Luca D’Alessandro), al pubblico che, cosa mai vista a Gambatesa, ha seguito con interesse e con trasporto la manifestazione, applaudendo in modo obbiettivo e convinto le esibizioni degli artisti e soprattutto  a questi ultimi che in poco tempo hanno portato in gara brani dal grande spessore musicale e/o lirico. Per quanto riguarda la discussione dico la mia. Siccome il Festival è tornato dopo 12 anni ed è tornato, come giá detto, alla grande dobbiamo fare in modo che l’hanno prossimo lo spettacolo non peggiori (come dice Vincenzo: “andó a trov nata canzone cumm a caccdun?”). l’unico modo  per far sì che ció non accada è cominciare al più presto a programmare la prossima edizione in modo tale che chi deve rendere più interessante  e più spettacolare il festival, ovvero, le  canzoni e i bravi artisti che le interpretano, possano dedicare più tempo a scrivere ed a musicare i loro brani. Per tale motivo e per il fatto che il Festival è una nostra creatura non sono d’accordo al coinvolgimento, almeno per adesso,  dei ‘molisani nel mondo’ ma sono Daccordissimo sull’uso di internet e delle radio locali e sul premio in denaro al testo poetico più interessante. Ultimi appunti :
    gli artisti dovrebbero esibirsi senza l’uso delle basi;
    la pro loco dovrebbe prevedere molte più sedie.

  11. Diadaro ha detto:

    Per Robin
    Il tuo schietto e stimolante intervento mi offre il destro per circostanziare meglio la mia idea (è così, a mio parere, che si fa cultura, se cultura è dialogo e conoscenza, finalizzate esclusivamente all’aumento della nostra sensibilità). Cercherò, per quanto è nelle mie possibilità, di spiegarmi bene.
    1) Il rischio che incombe sul festival è che esso scada nella routine, la stanca routine che spegne gli entusiasmi e prelude al suo scadimento ed alla sua estinzione. Processo questo che si è già verificato nella sua prima edizione e che può con ogni probabilità tornare a confermarsi. Il pericolo della noia, che contraddistingue qualsiasi iniziativa di carattere ripetitivo, minaccia ancor di più un esercizio come un festival di canzoni che è permanentemente insidiato dai potenti mezzi alternativi di divulgazione (youtube, facebook, tweetter, ecc…). Vedi l’agonia in cui si trascina il festival di San Remo.
    2) L’abbraccio caloroso con cui il pubblico ha accolto i protagonisti del festival nostrano (autori, esecutori e giuria), senza campanilismi di sorta, è segno di un profondo ed inconscio bisogno di appartenenza, cioè di sentirsi e riconoscersi molisani nel mare magnum della globalizzazione. Questo fenomeno, contraddistinto dal ritorno al protagonismo delle comunità locali, come tendenza ad affermare la propria identità in contrasto con il grande magma della omologazione mondiale, e che è già da un po’ di tempo oggetto di studio di sociologi ed antropologi, noi l’abbiamo vissuto esperienzialmente nella nostra piccola realtà.
    3) Ciò premesso, il proposito di coinvolgere la vasta platea dei molisani non residenti non solo nell’ascolto ma anche nella creazione delle canzoni, potrebbe rappresentare un obiettivo che assomma molti vantaggi:
    a) Lancia un progetto a lunghissimo termine, progressivamente perfettibile e mai completamente raggiungibile, ma così moderno, così prestigioso e così radicato nel senso di appartenenza (la MOLISANITA’) da scaldare gli animi di tutti (organizzatori e protagonisti pro tempore) per un lunghissimo periodo ( alla faccia della routine)
    b) Pone le basi per contribuire (per la sua parte) rilanciare turisticamente ed economicamente il Molise in tutte le parti del mondo: ogni molisano residente all’estero, che si innamori di una canzone uscita dal festival o che (meglio ancora) abbia contribuito ad inventarla, sentirà l’orgoglio ed il piacere di divulgarla in rete tra la cerchia dei suoi amici e conoscenti, anche non molisani), ponendo così le premesse pe attrarre simpatie, turismo e, con l’andar del tempo, anche interessi economici e commerciali con noi
    c) Si propone aspettative ragionevoli, che possono suscitare l’interesse delle autorità politiche regionali e provinciali, che, mi risulta, sono alla ostante ricerca di iniziative locali di qualità, che esse sono pronte a finanziare purché le stesse diano garanzia realistiche di ricadute economiche per la nostra terra.
    d) Ed infine, Robin, diciamocela tutta. Questo progetto non ci costerebbe quasi nulla. Ci vuole solo un po’ di buona volontà e qualche miglioramento tecnologico per l’ottimizzazione della messa in rete della manifestazione (cosa che tra l’altro si può fare gradualmente). Allora, perché non tentare?

  12. franco conte ha detto:

    Lasciatemi introdurre questo mio intervento esprimendo la gioia e l’orgoglio di aver vissuto uno degli eventi musicali più belli degli ultimi tempi. Era tanto che non si registrava un consenso così unanime su una manifestazione organizzata dal nostro paese; anzi possiamo dire che il Festival ha esaltato ed unito l’intero Molise. Il miracolo si deve al canto e alla musica, arti antiche delle nostre tradizioni, nelle quali ritroviamo le radici più profonde e inconfondibili della nostra comune sensibilità.
    Potrà essere il Festival un tramite efficace per allacciare più stretti e duratori rapporti con il popolo molisano sparso per il mondo e per porre finalmente le basi per un turismo di ritorno? A mio parere, ha ragione Donato Iadarola: l’apporto mediatico offerto dal WEB deve essere perfezionato progressivamente con un uso capillare ed ininterrotto, al fine di inserire le canzoni in un circuito di ascolto il più ampio possibile, fino a raggiungere gradatamente la vasta comunità molisana residente all’estero.
    Voglio solo aggiungere che ho avuto l’onore ed il piacere di collaborare con gli organizzatori del Festival donando il mio modesto contributo; questa preziosa esperienza mi ha dato la prova di quanto pregiato sia stato il lavoro dei meravigliosi ragazzi della Pro loco di Gambatesa , sempre così volenterosi e tenaci nel perseguire il loro obiettivo. Davvero, complimenti a tutti.

  13. Donato Carlett ha detto:

    Complimenti alla pro loco x l’organizzazione del festival , complimenti a Donato che “apre discussioni” dove stimola e coinvolge tutti noi.
    Riguardo al futuro del fesival …
    Perche’ non inserire anche una piccola orchestra sinfonica che accompagna i cantanti nella loro esibizione ?
    Potrebbe rendere la messinscena piu’ appariscente e spettacolare .

  14. vincenzod ha detto:

    Mi scuso con tutti gli amici del blog per il ritardo con cui intervengo nella interessante discussione che Donato ha aperto sul festival. Innanzitutto concordo assolutamente con l’idea di Donato che il festival debba avere una mission e una direzione ben definite senza le quali rischia di diventare pura routine. Il successo della 23° edizione credo sia dovuto non solo all’apporto che mai in passato era stato dato dai giovani in termini artistici ed organizzativi, ma credo che abbia influito molto un aspetto di carattere temporale: paradossalmente, infatti, il silenzio della manifestazione durato a lungo ci ha permesso quest’anno di sfruttare la creatività artistica accumulatasi in ben 12 anni di assenza del festival. Il futuro è senza dubbio quello di aprire il festival alle comunità molisane nel mondo, è l’unica via perchè il festival possa crescere in qualità e quantità. La passione per il Molise dei nostri corregionali all’estero è grande e sono loro i migliori custodi dei nostri dialetti ormai qui da noi contaminati dalla lingua italiana. Il mezzo attraverso il quale realizzare tutto ciò è sicuramente internet, quindi la trovo un’idea realizzabile come mai in passato. Mi permetto solo di far notare a tutti che, prima di aprire un tavolo di discussione al quale far sedere istituzioni, aziende (il festival ed il turismo possono rappresentare un volano anche per l’economia molisana), appassionati, esperti ed organizzatori dell’ultima edizione, credo che il festival debba dotarsi di una struttura organizzativa più forte. C’è bisogno di un organigramma che definisca con precisione una gerarchia delle responsabilità, che assegni ad ognuno dei soggetti coinvolti un ruolo e delle attività da svolgere non solo a ridosso dell’evento ma durante tutto l’anno. Ritengo che il primo step sia necessariamente questo. Poi si possono definire gli obiettivi e la strategia attraverso quale raggiungerli. In attesa quindi che si muova qualcosa in questa direzione saluto tutti ed auguro lunga e fulgente vita al Festival!!!

  15. Diadaro ha detto:

    Grazie Vincenzo. Nessuno finora, nemmeno il sottoscritto, era stato capace di illustrare l’argomento con maggiore completezza e semplicità di come hai fatto tu. Grazie davvero.

  16. Donato Carlett ha detto:

    Caro Vincenzo se il nostro dialetto si e’ italianizzato , figuriamoci il dialetto rimasto a custodire ai figli dei figli dei figli dei nostri emigranti all’estero… [1°fase di emigrazione (1876-1900)●2°fase(1900-1914)●3°fase(1914-1945)●4°fase(1946-1970)]in quest’ultima fase pochissimi verso l’estero tra i quali mio suocero emigrato nel 1962 ( oggi 66 anni) e vi posso garantire che il suo dialetto e’ diventato un mix di siciliano,calabrese,pugliese, etc… altro che genuino dialetto molisano.

  17. Diadaro ha detto:

    X Donato Carlett.
    Vuol dire che, se a tuo suocero venisse l’uzzolo di scrivere il testo di una canzone in dialetto gambatesano, gliela faremo prima correggere da te ( a meno che tu non ti sia fatto colpevolmente contaminare dal gergo romanesco!). Personalmente invece avevo due cugini emigrati negli USA che, quando tornavano a Gambatesa, mi facevano fare un sacco di risate, perché usavano le parole e i detti più antiquati, che erano quasi scomparsi dalla mia mente, tipo: – M’ n’ ieij a cul’cà spaturceienn’ spaturceienn’!- Ah, a t’né na procch’l’ o na sagliocch’ nda ‘ llu mument’!”- Quill? Quill‘ è rut’l’ d’ chiazz’ e tribul’ d’ cas’!- ecc. ecc. Comunque, hai fatto benissimo a mettere sul tappeto questo importante aspetto della questione, affinché non ci creiamo soverchie illusioni sulla genuinità del dialetto dei nostri corregionali all’estero. Tuttavia dobbiamo precisare che lo scopo del loro coinvolgimento nella produzione del festival non dev’essere certo quello di andare a ricercare tra di essi la purezza del nostro dialetto (ci mancherebbe pure che il festival si trasformasse in una sorta di accademia di filologia vernacolare), ma semplicemente quello di coltivare il loro forte senso di appartenenza per riportarli più assiduamente e convintamente in mezzo a noi. Punto. Questo oggi INTERNET ce lo permette e ce lo promette. Tenare non nuoce, o, meglio, “chi dumand’ n’ nf’error’”.

  18. Pietro Abiuso ha detto:

    Io invece, da parte mia, emigrato da 33 anni, sfido chiunque nell’affermare che il mo dialetto non e’ genuino come pure quello dei miei figli. Se il dialetto Gambatesano si e’ italianizzato, la colpa e’ solo dei genitori che non hanno VOLUTO e creduto che i loro figli parlassero il dialetto genuino e nello stesso tempo parlare l’Italianao perfetto. E’ come parlare due lingue. Qual’e’ il problema? Io a Gambatesa da moltissimi anni, purtroppo, ho sentito e sento sempre i genitori parlare con i figli in Italiano. Alla faccia delle nostre tradizioni ed origini. Se il nostro dialetto non e’ piu’ genuino lo si deve solo a i genitori che si vergognano di seguire le orme dei loro genitori, le usanze e tradizioni del nostro paese. Sono loro che rinnegano il nostro dialetto. Sicuramente non sono i giovani ed i figli di oggi a farlo visto che non fanno altro che seguire gli inseganamenti dei loro genitori.

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